Storia del Regno Unito
di Gran Bretagna
Popolata a partire dal III
millennio a. C., l'Inghilterra viene occupata dai
celti. Nel 48 d. C. conquistata da Roma, forma la
provincia di Bretagna, ma solo nel 407 le legioni
tornano sul continente per combattere contro le
invasioni barbare. Nonostante una resistenza disperata
(la leggenda di re Artù), i bretoni sono respinti
dai conquistatori germanici (sassoni e angli) e
il territorio si divide in sette regni (eptarchia)
e solo nell'825 Egberto unifica l'eptarchia a favore
del Wessex.
Comparsi nel 787, vichinghi danesi moltiplicano
le loro incursioni, occupando persino Londra,
ma si scontrano con la resistenza di Alfredo
il Grande. La conquista danese progredisce
a poco a poco e diventa totale con Knud
il Grande (1016-1035). Solo nel 1042
Edoardo
il Confessore ristabilisce una dinastia
sassone e nel 1066 Guglielmo di Normandia
(il Conquistatore) batte il suo rivale,
Aroldo II, ad Hastings. Nel 1154 Enrico II fonda la dinastia dei Plantageneti. Oltre
al proprio impero continentale (Normandia,
Aquitania, Bretagna ecc.) egli intraprende
la conquista del Galles e dell'Irlanda.
Per poter affermare il proprio controllo
sul clero, fa assassinare Thomas Becket.
La
Francia favorisce la ribellione contro
Riccardo Cuor di Leone e intraprende un'attiva
lotta contro la monarchia.
|
|
Filippo Augusto priva
Giovanni Senza Terra dei suo possedimenti francesi;
i baroni, che ottengono la Magna Charta (1215),
accrescono ancora il loro potere sotto Enrico III
(1216-1272) e quindi, dopo il regno più forte di
Edoardo I (fine della conquista del Galles), sotto
Edoardo II (1307-1327). Le pretese di Edoardo III
al trono di Francia e la rivalità dei due paesi
in Aquitania danno inizio (1337) alla
Guerra dei
Cento Anni. La situazione si deteriora sotto il
debole Riccardo II con la rivolta contadina (Wat
Tyler), la peste nera, l'eresia di Wycliffe, l'agitazione
irlandese e nel 1399 il re viene deposto e sostituito
da Enrico IV, primo Lancaster. Enrico V, dopo
la Battaglia di Agincourt
(1415), conquista la metà della Francia ed è riconosciuto
erede al trono (trattato di Troyes). Enrico VI perde
tutti questi possedimenti; gli York rimettono in
discussione i diritti dei Lancaster alla Corona
(Guerra delle Due Rose, 1450-1485). Alla fine della
guerra dei Cento Anni (accordo di Picquigny, 1475),
l'Inghilterra conserva solo Calais sul
continente (fino al 1558).
Enrico VII, erede dei Lancaster, inaugura nel 1485
la dinastia Tudor. Nel 1509
Enrico VIII rompe con
Roma e si proclama capo della
Chiesa anglicana (1534).
|
Il protestantesimo si afferma
sotto Edoardo VI (1547-1553) e, dopo l'intermezzo
cattolico di Maria I (1553-1558), trionfa con
Elisabetta
I (1558-1603). La vittoria di questa contro la Spagna
(Invincible Armada, 1588) prefigura l'ascesa della
potenza inglese. Nel 1603 Giacomo Stuart, re di
Scozia,
eredita la corona inglese e diventa Giacomo I d'Inghilterra,
riunendo a titolo personale le corone dei due regni.
Il suo autoritarismo, in materia religiosa e in
politica, lo rende impopolare. Nel 1625 gli succede
il figlio Carlo I. Ben presto, il re si scontra
con il parlamento, nel quale si organizza l'opposizione
puritana.
|
Nel 1642 la rivolta del
parlamento si trasforma in una vera guerra
civile, portata avanti dall'esercito puritano,
guidato da Oliver Cromwell
e nel 1649 Carlo I viene messo a morte. Dopo
aver sottomesso l'Irlanda cattolica e la Scozia
fedele agli Stuart (1649-1651), Cromwell instaura il regime
personale del protettorato o Commonwealth (1653).
All'estero, egli conduce una politica mercantilista
(atto di navigazione, 1651) che lo oppone alle Province
Unite (1652-1654) e alla Spagna (1657-1658). Nel
1658 gli succede il figlio Richard Cromwell, che
poco dopo rassegna le dimissioni; viene quindi restaurata
la dinastia Stuart. I regni di Carlo II (1660-1685)
e Giacomo II (1685-1688) sono di nuovo un periodo
di conflitti con il parlamento, che suscitano l'intervento
di Guglielmo d'Orange.
Nel 1688 il parlamento offre
la corona a Maria II Stuart e al marito Guglielmo
III d'Orange che regnano congiuntamente dopo aver
garantito la Dichiarazione dei Diritti (1689). Le
libertà tradizionali vengono consolidate, mentre
si accentuano le tendenze protestanti. Nel 1701
gli Stuart sono esclusi dalla successione a vantaggio
degli Hannover. Sotto il regno di Anna Stuart (1702-1714),
la guerra di successione di Spagna rafforza la potenza
marittima inglese. Nel 1707 l'Atto di Unione unisce
definitivamente i regni di Scozia e d'Inghilterra.
Nel 1714 il paese passa sotto la sovranità degli
Hannover e il regno di Giorgio I, più tedesco che
inglese, favorisce la permanenza al potere degli
whig che dominano la vita politica fino al 1762.
Giorgio II governa con una monarchia costituzionale.
A seguito della Guerra del Sette Anni, la
Gran Bretagna
ottiene con il Trattato di Parigi (1763) acquisizioni
territoriali considerevoli (Canada e India). Giorgio III cerca di restaurare la prerogativa reale; il
suo regno coincide con la
Prima rivoluzione industriale,
che fa della Gran Bretagna la prima potenza economica
mondiale.
Nel 1776 il sollevamento delle colonie
americane si conclude con il riconoscimento degli
Stati Uniti d'America. Contro la rivoluzione francese
e l'impero napoleonico, la Gran Bretagna conduce una lotta dalla
quale esce vittoriosa a Waterloo. Nel 1800 si ha
la formazione nel Regno Unito con l'unione della
Gran Bretagna e dell'Irlanda. Dopo l'avvento di
Guglielmo IV, il ritorno degli whig consente una
riforma elettorale (1832) e l'adozione di misure
sociali consideravoli (abolizione della schiavitù, 1833;
leggi
sui poveri, 1834).
Nel 1837 sale al potere la regina
Vittoria; l'Inghilterra afferma la propria egemonia
con una diplomazia di intimidazione nei confronti
delle potenze rivali e con operazioni militari (guerra
di Crimea, 1854-1856). All'interno, il movimento
riformista allarga poco a poco lo spazio delle classi
medie, mentre il cartismo consente lo sviluppo del
sindacalismo (Trade Union Act, 1871). Edoardo VII,
successore di Vittoria, promuove la Cordiale intesa
franco-inglese (1904).
La Gran Bretagna partecipa
attivamente alla prima guerra mondiale, dalla quale
esce economicamente indebolita. Nel 1921 il problema
irlandese trova soluzione con il riconoscimento
dello
Stato Libero d'Irlanda (Eire). Nel 1924 per
la prima volta i laburisti, sostenuti dai liberali,
salgono al potere (MacDonald). Nel 1936
Edoardo VIII succede a Giorgio V, ma abdica quasi subito
a favore del fratello Giorgio VI. Nel corso della
seconda guerra mondiale, la Gran Bretagna fa uno
sforzo eccezionale sotto la guida del conservatore
Winston Churchill (primo ministro dal 1940) che
conduce il paese alla vittoria. Nel dopoguerra il
laburista Clement Attlee realizza importanti progressi
sociali.
Nel 1952 Elisabetta II succede al padre
Giorgio VI. Nel 1973 il conservatore Eduard Heath
fa entrare la Gran Bretagna nel Mercato Comune e
qualche anno dopo il governo conservatore di Margaret
Thatcher sviluppa una politica di liberalismo stretto,
di denazionalizzazione e di restaurazione monetaria.
Nel 1982 l'Inghilterra sconfigge il tentativo di
conquista delle Isole Falkland da parte dell'Argentina.
Nel 1987 i conservatori vincono le elezioni; Margaret
Thatcher è per la terza volta primo ministro, ma
si dimette nel 1990 e a lei succede John Major.
Nel 1993 il trattato di Maastricht viene ratificato
nonostante una forte opposizione all'integrazione
europea. Una dichiarazione comune anglo-irlandese
rilancia il processo di pace nell'Irlanda del Nord,
ma la volontà di smantellare l'IRA ha reso molto
difficoltose le trattative e la lotta armata è ripresa
all'inizio del 1996. Nel giugno di tale anno le
trattative sono riprese con l'esclusione del
Sinn
Fein. Il 1° maggio 1997 Tony Blair diventa il nuovo
primo ministro inglese: alla sua guida i laburisti
tornano al governo dopo 18 anni riportando una vittoria
schiacciante alle elezioni politiche. Dopo lo storico
incontro a Downing Street tra Blair e Tony Adams, il
22 maggio del 1998 viene indetto un referendum sull'autodeterminazione
nord irlandese;
nel giugno successivo si assiste all'elezione dell'Assemblea
semiautonoma d'Ulster che vede la sua apertura solenne
tre mesi dopo. Nel maggio 1999 si svolgono le elezioni
dei parlamenti regionali di Scozia e Galles. Alle
consultazioni europee di giugno il partito di Blair
viene superato dai conservatori. A maggio 2000 il
sindaco di Londra Ken Livingston (Ken il rosso)
si candida come indipendente alle elezioni vincendo
contro il candidato laburista. Nelle elezioni politiche
del giugno 2001 i laburisti di Blair ottengono ancora
un convincente successo, conquistando 408 seggi
contro 177 dei conservatori, 44 dei liberaldemocratici
e 30 di altre formazioni. Nell'ottobre 2001 forze
inglesi affiancano quelle statunitensi impegnate
nell'offensiva contro il regime dei talebani in
Afghanistan. Nel 2003 partecipano ancora insieme
agli Stati Uniti alla guerra contro l'Iraq di Saddam
Hussein, contribuendo a liberare il paese dal dittatore
ma aprendo nuovi scenari di incertezza politica
in tutta la regione. Sulla guerra in Iraq il governo
di Tony Blair ha messo in gioco gran parte della
sua credibilità e il futuro delle prossime elezioni
generali. Dopo numerose polemiche quello che è
stato il delfino di Blair per liunghi anni,
Gordon Brown gli succede nel 2007 nella
carica di Primo Ministro. Con lui si va alle
elezioni successive per il rinnovo del
Parlamento Britannico che sono previste nel
2010.